Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/294

Da Wikisource.

— 288 —


nuovo sedere sul lettuccio. E tremava tutto; ma il suo tremito era simile al freddo brivido degli alberi dopo l’uragano. — Non gridare, Sebastiana! Lo so che sei onesta, e anch’io sono onesto, e non sarò io che ti farò del male. Noi non dobbiamo far del male, bambina mia....

Ella non capiva, e riprese, sottovoce, cupa e come vinta dalla tristezza di lui:

— A chi facciamo del male? Io non ho figli; tu non ne hai.

— Ma tu hai marito ed io ho moglie. È a loro che non dobbiamo far del male....

— Ma essi non sapranno mai nulla!

— Come sei bambina! Certe cose non si possono nascondere. Vedi, noi adesso ci troviamo qui, condotti da una volontà più forte della nostra: domani non potremo resistere alla tentazione di incontrarci in un altro posto.... e magari nelle nostre case.... La passione trascina, Sebastiana; guai a noi se non ci freniamo a tempo....

Ella lo guardava sbigottita; ma all’improvviso, come suggestionata da lui, si mise a piangere, mormorando:

— È vero! È vero! Possono vederci anche oggi, quando usciremo di qui.... possono riferire tutto a mio marito; possono perderci....