Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/301

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i suoi calcoli. Quattro camere, risparmiando i muri che già c’erano, si potevano edificare con poco, — diceva bene la signora Arrita, — e con un migliaio di lire si arredavano, e ad affittarle a venti lire l’una ecco formavano già una buona rendita, anche senza contare i guadagni della pensione.

Egli non si mosse, in attesa che Marielène finisse di servire a tavola e gli parlasse del nuovo affare: ma di tanto in tanto sollevava gli occhi melanconici e guardava il cielo, al di sopra del muro del cortile; e il cielo si copriva di un velo violetto, scintillante di stelle, e l’odore dell’orto di Sebastiana diventava sempre più acuto.

A un tratto un omettino biondastro e calvo, con occhiali turchini, uscì dalla sala da pranzo stuzzicandosi i denti, e domandò a Bruno:

In vetta alla strada? Sarebbe in principio od in fondo alla strada?

— Se è in fondo non è in vetta! — disse Bruno non senza ironia. Egli rispettava i suoi pensionanti, ma aveva appreso da Predu Maria e dagli altri paesani a burlarsi un po’ dei «forestieri», e anche il suo linguaggio andava di giorno in giorno sempre più corrompendosi, soffocato dal