Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/343

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culatore la promessa di esser mandato in un altro taglio di boschi; quindi viveva tranquillo riguardo alla sua posizione ormai assicurata, ma nel suo mondo interno continuavano ad agitarsi ombre e fantasmi. Gli pareva di veder sempre davanti a sè, assieme con gli antichi spauracchi, la figura malaticcia di Antoni Maria, e di sentirne continuamente i rimproveri ed i sarcasmi.

Qualche volta Bruno saliva a cavallo e attraversava la lavorazione, melanconico e abbattuto come un re spodestato. Aveva gli occhi smorti e la persona curva, e persino i suoi baffi si erano scoloriti e gli spiovevano lunghi e trascurati sulla bocca triste; eppure egli parlava sempre di riprendere le sue funzioni faticose di capo‐macchia, e faceva continuamente calcoli e progetti. Siccome di solito egli saliva in compagnia dello speculatore di cui sembrava l’ombra, i lavoranti non mancavano di mormorare al loro passaggio, e un giorno un vecchio, mentre Predu Maria gli forniva le provviste, disse:

— Ricordi come Bruno era freddo e superbo? Pareva già diventato lui il padrone; ed ecco adesso sembra un pipistrello, tanto è brutto ed accasciato. Pare che sconti qualche peccato mortale....