Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/377

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cosa cosa di terribile dovesse accadere da un momento all’altro tornò a dominarlo.

Infatti, mentre egli se ne tornava a casa, dopo aver tentato invano di rappacificare le due donne, certo ad ogni modo che ormai Sebastiana era messa in avvertenza, sentì ch’ella invece gli correva dietro richiamandolo a bassa voce. Si fermò, ed ella lo raggiunse e gli si aggrappò al collo, esasperata, folle d’imprudenza. Egli si sentiva battere il cuore pronto a scoppiare; gli occhi gli si velarono e non vide, non capì più nulla finchè, spinto da lei, non si ritrovò nella cucina di casa sua. Marielène non c’era; egli cadde a sedere davanti al camino e nascose il viso fra le mani.

— Stanotte, quando vanno tutti via vengo qui, vengo qui, — ella gli ripeteva all’orecchio. — Così mi vendicherò....

Egli taceva: sua moglie rientrò e osservò che Sebastiana aveva gli occhi rossi.

— Non lo sai, Marielè! Mia madre mi bastonava come un cane.... domanda a tuo marito, domanda! Non ne posso più!... Tutto quello che io faccio è mal fatto; io sono l’ultima delle donne, io sono una schiava: perchè vivere così? Sono stanca.... e non so cosa accadrà di me....

Ricominciò a piangere, asciugandosi il

Deledda. Il nostro padrone. 24