Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/56

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sporgenti, gli stessi occhietti obliqui, gli stessi capelli neri e duri annodati alla sommità del capo. A giudicarne dai preparativi il pranzo doveva essere per molte persone; non mancava il dolce, di crema al rum, il cui odore vinceva tutti gli altri, e Marielène si dava molto da fare. Bruno, immobile al suo posto, con le gambe accavalcate, il cappello sul ginocchio più alto e le mani sul cappello, pareva avesse paura di rivolgerle la parola; ma a un tratto ella uscì e ritornò con un pajo di pantofole che mise a scaldare accanto al fuoco, ed egli le disse sottovoce:

— Elena, desidero parlarle di una cosa.... Ma mi prometta di non offendersi.

Ella si volse e lo guardò con diffidenza.

— Parla pure!

— Sa con chi viaggiai, la notte scorsa? Con un suo compaesano, che mi domandò di lei.... che mi disse di conoscerla....

— Tutti i miei compaesani mi conoscono!

— Ma quello.... forse....

— Chi è? Chi è? — ella domandò agitandosi.

— Si chiama.... Pietro Maria Dejana.

Ella arrossì, ma disse a voce alla:

— Non lo conosco!

In quel momento rientrò Sebastiana