Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/88

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cio, mentre Bruno, sollevato sul gomito, le diceva: — Non ti vergogni? Una bambina quale ancora tu sei dovrebbe essere meno sfacciata. Vattene.

Ella si mise un dito sulle labbra, gli sorrise e sussurrò:

— Tu non capisci niente!

Allora egli tese le braccia, nel sogno, e l’attirò a sè, flessibile, fresca e ridente di amore. E dopo quella sera l’immagine di lei andò a tenergli spesso compagnia, nel silenzio della notte sui monti, ed egli l’accoglieva, ma con melanconia, dicendole che mille e mille ostacoli si frapponevano fra loro.

Ma di giorno, quando ripensava ai sogni della notte, se ne stizziva. Fra lui e Sebastiana, anche se ella fosse stata per lui tenera nella realtà come lo era nel sogno, si frapponeva davvero un ostacolo insuperabile: la volontà di lui. Egli non voleva innamorarsi di lei; e si accorgeva che era la primavera che riscaldava il suo sangue come riscaldava le roccie ed i tronchi!

Gli elci cominciavano a lasciar cadere le foglie vecchie ed a coprirsi di germogli: e tutto il bosco prendeva un colore giallognolo e delicato, come se il sole già ardente lo indorasse coi suoi raggi.