Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/94

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— Mi pare che Sebastiana le piaccia di molto! — esclamò Bruno con insolita vivacità.

Allora Predu Maria, che aveva già la scure in mano ma esitava e pareva si vergognasse a cominciare l’umiliante lavoro, gli fece una confidenza.

— Un tempo le donne mi piacevano molto. Ma adesso, psss! — soffiò, e sollevò in alto l’indice roteandolo come per indicare un cirro di fumo che sale e svanisce. — Nè esse mi guardano, nè io le guardo!

— All’amico Antonio Maria piacciono ancora!

— A lui sì! Sarebbero la sua rovina, se egli non fosse già rovinato!...

Parlando del suo amico, il Dejana guardava la scure e corrugava la fronte; e rimasto solo fissò l’albero con uno sguardo pieno di tristezza e di umiliazione. Sì, forse Antonio Maria non aveva torto; quel lavoro, il più umile dei lavori, non era per gli uomini della loro razza. Veramente Predu Maria Dejana aveva un tempo considerato degradante, per un uomo abile e non stupido, qualsiasi lavoro manuale; e adesso, trovandosi davanti al tronco che pareva aspettasse con impassibilità stoica i colpi della scure, egli sentiva tutta la