Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/93

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Egli dovette contentarsi di questa piccola quantità, e quando seppe che gli veniva segnata a conto, per un valore triplo dell’usuale, sebbene conoscesse la feroce speculazione delle dispense, guardò fisso Lorenzo e disse con disprezzo:

— Il boia si accosti! Vuol dire che l’acquavite è più salata dell’aringa. Neanche a Parigi è così cara la roba!

Invece di offendersi, Lorenzo sollevò le palpebre e fissò il suo grande occhio dolce in viso al nuovo «lavorante».

— A Parigi si sta meglio che qui, figlio mio! — disse, avvolgendo un pezzo di lardo in una carta unta. — Bisogna che ci decidiamo a viver là! Cosa ne pensi?

— Te lo dirò posdomani!

Bruno aspettava, per condurre il Dejana al lavoro, e nell’attraversare la radura gli fece notare che le raschiatrici sollevavano la testa per osservarli. Predu Maria disse con sarcasmo:

— Forse si accorgono che sono un proprietario caduto in miseria!

Infatti, benchè poveramente vestito egli conservava un aspetto diverso da quello dei soliti scorzini.

— Belle ragazze, eh! — riprese dopo aver guardato le povere donne coperte di stracci. — Non rassomigliano certo a Sebastiana!