Pagina:Deledda - Il paese del vento, 1931.djvu/90

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Avevo freddo davvero. Il vento soffiava sempre più inesorabile, penetrava dalle aperture, diventava il padrone assoluto del luogo e dell’ora. Ora triste, di crepuscolo quasi invernale, con una luce bianca e fredda che pareva agonizzasse. Ed avevo l’impressione di trovarci, io ed anche il mio compagno, in un luogo di esilio, di castigo, per non so quale colpa commessa.

— Adesso mangeremo, e ti riscalderai, — egli riprese, remissivo. — Il marito di Marisa mi ha regalato un pane casalingo e un salame: per dono di nozze non c’è male. Abbiamo ancora del pollo, e il vino. Adesso apparecchio.

Egli conosceva a menadito la casa, che in precedenza era stata dalla Marisa ripulita e provvista di cose necessarie. Ma la cosa più necessaria, quando la luce venne meno, non si trovò. La lampada a petrolio era vuota, le candele mancavano.

Un po’ mi venne da ridere, per le premure inutili che mio marito si dava; un po’ mi sgomentai al pensiero di dover