Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/139

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volevo gravarla anche del peso della mia creatura?

Una disperazione ardente mi morse, ma a fondo questa volta: non più la disperazione vile di quelle settimane d’inerzia, ma un desiderio vivo di finir di soffrire e di far soffrire.

Morire.

Poiché non avevo la capacità di saper vivere, non mi restava che morire.

Ed ecco che me ne torno sulla spiaggia, adesso completamente deserta. Come è bella, la spiaggia, in questi giorni di ottobre dolci e colorati! Al tramonto il cielo da l’impressione di un fiore che si sfoglia, con le sue nuvole rosse e gialle che cadono sul mare e dietro i monti; e la sabbia levigata, appianata dal vento, sembra il limite di un deserto, con appena qualche orma umana.

E dentro il mare arde un incendio: le fiamme, che sembrano vere, tentano di arrivare a terra, ma le onde le travolgono, a poco a poco le smorzano: il sole tramonta prima di raggiungere il mare, ingoiato da una montagna di vapori violetti. Le paranze passano su questo sfondo misterioso, con le vele nere, come di ritorno da un incendio che le ha bruciate.

Io guardo su e giù per la spiaggia; nessuno. Sono solo nel mondo. Mi spoglio; ho indosso i vestiti compra