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che poteva persino raddolcire il cruccio inguaribile della sua anima. Sorrise e fece cenno di sì.
Sì; egli acconsentiva.
Allora fu la zia a farsi cattiva. Il suo viso parve seccarsi d’un tratto, diventare tutto punte, col mento aguzzo, il naso sottile, gli zigomi sporgenti. Io leggevo il suo pensiero nei suoi occhi che a stento trattenevano le lagrime e volevano parere freddi, indifferenti.
Più tardi ella mi disse che aveva sognato tanto, in quei tempi, di aver la mia creatura; le preparava di nascosto il corredino, aveva pronta la balia, contava i giorni. Ed ecco che io gliela prendevo e la buttavo fuori di casa, in casa dei vicini, come un oggetto di cui ci si vuole sbarazzare.
E la mia piccola proprietà, ella la difendeva per lei. Adesso riprese a difenderla per rancore, per vendetta. Mi disse:
— Sai chi è che vuole comprare il tuo terreno, a qualunque costo? Il padre di Fiora.