Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/204

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come quelli di un dramma. La mia serenità precedente s’era oscurata: un pensiero per poco dimenticato mi tornava più vivo di prima nella mente, mi faceva battere il cuore.

Perché palpo nella mia tasca la busta col denaro e la sento riscaldarsi al contatto delle mie dita palpitanti? Perché mi sembra l’esaudimento di un mio oscuro desiderio, che il dottore non sia in casa?

La donna voleva aspettarlo: la serva dapprima parve contrariata, disse che il padrone tornava tardi, poi si lasciò intenerire per la bambina e ci fece entrare e sedere nell’ingresso arioso.

Per qualche tempo stetti immobile come mi avessero inchiodato sul sedile, con quel pensiero che mi si attortigliava per ogni vena. No, non era il dottore che aspettavo per consegnarli il denaro: era quel pensiero che mi fermava.

Passano i minuti, passano i quarti d’ora. La donna andava su e giù con la sua creatura febbricitante sempre buttata sulla spalla: d’un tratto balzo anch’io e mi rimetto al suo fianco: della donna: avevo preso la mia decisione! Le domando se vuol prendere a balia la mia bambina, le propongo di darle i denari anticipati. Ella stava incerta, ma tentata fortemente. I tempi