Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/214

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dalla quale colava il latte: poi la ricoprii e ripresi a camminare.

Ed ecco di nuovo sentii, dentro di me, l’eco di un passo che mi seguiva: ma questa volta mi volsi, per togliermi più che altro dall’incertezza. E realmente vidi una forma avanzarsi nell’ombra. Non c’era che aspettarla e assicurarsi che non cercava me; il guaio fu che, nonostante l’oscurità, mi parve di ravvisare il vecchio Tobia: e quasi d’istinto ripresi a correre, ma invece di andar dritto credetti bene di allontanarmi trasversalmente per fargli perdere le mie traccie.

Andavo alla cieca: davanti a me però vedevo uno sfondo meno scuro, grigiastro, e credetti fosse il mare; quindi dopo un certo tratto ripresi a correre nella direzione di prima.

Mi ero abituato al buio e distinguevo le strisce dei sentieri, i cespugli, le macchie: all’ombra nera di una di queste tornai a fermarmi. Ero di nuovo solo, con la mia creatura; il cuore mi batteva, e mi pareva fosse il suo, agitato per la corsa e il vano spavento.

— Ma non sono pazzo? — mi domandavo. — Perché corro così, senza neppure essere certo di essere inseguito? E se davvero lo sono, e se è il vecchio che m’insegue, che può farmi? Neppure