Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/222

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terra. Mi sembrava che l’aria attraversasse il mio corpo come la tela d’una vela e mi spingesse.

Ma dove, dove andavo? In casa del dottore no, non volevo più andare: e non più per paura ma perché sentivo ch’era inutile andarci, che la bimba era morta e nessuna forza umana, neppure quella del mio dolore, poteva rianimarla.

Eppure andavo: dove? Non sapevo: arrivato al confine della pineta tornavo indietro. Credo di aver fatto in tutti i sensi, quella notte, tutti i sentieri della pineta; e ancora mi pare adesso ogni notte nell’addormentarmi di essere là e di vagare, col mio carico, col desiderio e la paura di deporlo e di uscire libero da quel labirinto, come si vaga nei sentieri della vita, col carico delle nostre passioni e con un desiderio di liberazione...

Finalmente ebbi l’idea di uscirmene davvero, da questa vita, con la mia creatura in braccio. Non c’era più posto per me nella vita. E andai di nuovo verso il mare...