Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/23

Da Wikisource.

— Ma è vero ch’è ferito? — domandò con voce sorda: e quando vide il vestitino insanguinato spalancò gli occhi, e le sue pupille si fecero grandi come per un dolore fisico: ma non aggiunse parola.

Il marito raccontava l’avventura: gli sembrava però ch’ella non gli prestasse fede; e neppure molta attenzione, intenta com’era a osservare il bambino, al quale aveva tolto il fazzoletto dalla ferita. Le serve erano di nuovo accorse, una con un catino d’aceto, l’altra con delle pezze di tela: e ben presto, per opera di quelle sei mani pietose, la ferita fu lavata e fasciata di nuovo. Bona passò la pezza inzuppata d’aceto anche sulle gambe insanguinate e sulle ginocchia del bambino che aveva arrovesciato sul suo grembo; poi domandò un panno per asciugarlo.

Il marito raccontava, e diceva la sua intenzione di consegnare il bambino ai preti o al brigadiere: la sua voce era tranquilla, ma d’improvviso stridette di nuovo, irritata, per la ragione che si vedevano come delle goccie d’oro piovere dagli occhi della moglie.

— Non l’ho portato subito dal parroco perché avevo fame. Ho fatto male però. Malissimo. E adesso datemi da mangiare: poi penseremo al da farsi. Voi avete già cenato?