Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/40

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— Perché siete tutti senza cuore, in questa casa; non volete bene che a voi stessi.

— Intanto, tu sei tenuto qui come uno di famiglia. Se non ti si fa dormire a letto è perché tu non vuoi; ma cosa ti manca, d’altro?

— Niente mi manca, è vero; ma chi mi vuol bene, qui?

Albina non rispose subito; sentiva che egli aveva ragione.

— Loro padroni mi tengono qui perché la gente dica: come sono benefici! E voi serve, mi date da mangiare come si dà al cane: del resto non vi amate neppure fra voi: tu pensi alla vita eterna, Elisabetta pensa al suo vecchio corpo; i padroni pensano al figlio che non c’è più. Neppure fra loro si vogliono bene: lui solo, Elis, era il ben voluto: tutto l’amore era per lui: lui solo esisteva in questa casa, per lui il padre e la madre si dimenticavano persino di Dio: per questo il Signore l’ha fatto sparire.

— Taci! — disse Albina atterrita; ma egli proseguì:

— È vero però che lui solo sapeva amare. Quanto non mi ha voluto bene? L’ho veduto nascere e crescere. L’ho portato in braccio più che suo padre stesso. E se ho spento il fuoco l’ho fatto per lui, perché lui solo mi voleva bene. Mi diceva sempre: Michele, quando