Pagina:Deledda - Il ritorno del figlio - La bambina rubata, Milano, Treves. 1919.djvu/41

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morrai ti chiuderò gli occhi io. E lui me li ha chiusi. E se rimango qui, Albina, sai il perché? Perché credo che lui non sia morto. Dopo tutto, il suo corpo non è stato trovato.

Disperso! Per dei mesi lo si è creduto disperso o prigioniero: poi è venuta la notizia della morte: ma nessuno lo ha veduto morire.

Albina lo ascoltava turbata.

Gli chiese, un po’ timida, se voleva una tazza del caffè che aveva preparato per i padroni: egli torse la bocca e non rispose. Dopo i primi giorni della sua infermità nessuno gli aveva più usato tanta gentilezza.

E Albina non insisté: cominciò le sue quotidiane faccende, con l’apatia solita che non le impediva di farle con accuratezza; ma di tanto in tanto un senso di angoscia la distraeva; pensava al bambino: andò a vederlo, gli rimboccò le coperte, gli toccò la fronte e le orecchie: scottava meno ma aveva sempre la febbre.

Anche Elisabetta si alzò, a suo comodo, e pareva non si ricordasse neppure del bambino perché attraversò la camera di Albina senza fermarsi, e andò dritta dritta a prendersi il caffè preparato per i padroni; poi mise sul vassoio le tazze per portarlo a loro.