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parole degli altri, e anche le sue stesse, ormai, le sembravano vane come il rumore del vento. Eppure qualche cosa si agitava nella sua coscienza mentre il dottore proseguiva:
— Chi avrebbe ragione di dolersi, se gli fosse possibile, sarebbe lui, il vostro ragazzo, perché morto. Ma egli non può più: e questo è il male più terribile della morte; neppure più soffrire. Più nulla! Capite bene questa parola, Bona? Nulla?
— È questo... è questo...
— No, voi non soffrite perché è morto, soffrite perché non è più vivo, perché non l’avete più qui, perché non vi vedete più vivere in lui. In fondo cos’è che si ama nei figli? Noi stessi, sempre, fino a che siamo morti o che loro sono morti. E piangiamo noi stessi in loro, se essi muoiono prima di noi.
— Non è questo, non è questo... Non è perché sia morto... è perché è morto così... così... prima del tempo, per mano degli uomini...
— Gli uomini sono guidati da Dio. Tutto avviene per suo volere; se il vostro Elis fosse morto di malattia il vostro dolore sarebbe stato lo stesso.
— No, no. Non è Dio a volere queste cose orribili. Me l’hanno portato via gli uomini, me lo