Pagina:Deledda - Il segreto dell'uomo solitario, 1921.djvu/127

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A poco a poco, dunque, la sua contentezza disparve, il fuoco si spense, nuvole bianche chiusero il vano del finestrino.

Ecco che il tempo riprendeva la sua corsa nella solitudine, senza scosse, in silenzio.

— Gioia! — egli brontolò. — Noi ti rinneghiamo e ti disprezziamo come la volpe l’uva. Ti sei tanto negata, tanto invano abbiamo tentato di prenderti che abbiamo finito con l’odiarti: e adesso, a lungo andare, se ti offri non ti accettiamo, non perchè non crediamo in te ma perchè non abbiamo più la capacità di prenderti.

Poi tentò di fare le solite faccende, ma ogni tanto sollevava il viso a guardare le nuvole come il contadino preoccupato del tempo.

— Bisogna stare a casa. Cristiano: se tu te ne stavi a casa tua facevi molto bene.

E nello spezzare le legna e prepararsi il desinare gli sembrava di aver sempre alle spalle la donna vestita di rosso che parlava con la sua dolce voce di violino. Andò anche a sedersi sul lettuccio, dove s’era seduta lei, e prese il libro.

Ma d’un tratto gli parve di non saper più leggere: o almeno, le parole scritte non avevano più significato per lui. Depose il libro, come lo aveva deposto lei alla sua chiamata, e passò la mano sul cercine tie-