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drona traspariva dal viso della serva. E Cristiano osservò che essa s’era ringiovanita, abbellita.

— Di’, per caso non hai qualche affare in paese? — le domandò, imitando il modo di ammiccare di lei.

Ed ella arrossì, tutta allegra, poi se ne andò via di corsa dondolando i fianchi; come faceva Ghiana.

Più in là Cristiano vide in lontananza nella strada un uomo che se ne tornava in paese, evidentemente dopo aver accompagnato per un tratto la serva. Gli sembrò di riconoscerlo; affrettò il passo. Sì, era lo stagnaro che aveva saldato la cassa del morto.

Verso sera, tornato a casa, vide venir la serva che gli portava qualche cosa dentro il grembiale. Ma anche nel suo camino il fuoco era acceso e il paiolino mormorava una nenia brontolona, sospeso al gancio in mezzo al fiore della fiamma come un grande pistillo nero. Tutto intorno era ordinato e pulito.

Piano piano, un po’ timidamente, la donna aprì il suo grembiule, sollevò un piatto bianco che ne ricopriva un altro, e sullo smalto vaporoso, fra i due recipienti apparve una coscia di cappone così grassa che la pelle pareva d’oro liquefatto.