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Pagina:Deledda - Il segreto dell'uomo solitario, 1921.djvu/182

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— Io credo di conoscerti già tanto — disse con tristezza. — Ti conosco perchè ti amo: tu, però, non mi ami abbastanza.

— Che cosa posso fare più di così? — ella disse, un po’ esasperata. — Sono qui... ti amo. Se non ti pare abbastanza dipende da te che lo sia...

— Come, come posso fare? — egli protestò a sua volta. — Più di amarti così?

Tornò a baciarla: e vedeva gli occhi di lei annegarsi nella voluttà, ma due solchi d’angoscia solcarle le guancie intorno alla bocca.

— Lo so, lo so, quello che vuoi, — pensava. — Vuoi sapere chi io sono. Ma se te lo dico puoi prendermi ancora per amante, mai per marito: non vorrai legarti a me, ma solo saziarti di me per poi lasciarmi. Ed io ti voglio tutta, per tutta la vita: peggio per te che sei venuta a cercarmi fino ai confini del mondo. No, tu non mi ami ancora abbastanza per dirti chi sono.

Eppure fu sul punto di prenderla, e dirle il suo segreto. Momenti di ansia come quando si arriva alla vetta estrema di un monte e si è fra l’ubriachezza dell’infinito e la paura dell’abisso.

— Che posso dirti di me, — cominciò a gemerle sul viso. — Ti ho già detto tutto, un giorno, ricordi, qui. Non ho parenti: