Pagina:Deledda - Il segreto dell'uomo solitario, 1921.djvu/199

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— Ricordi, — egli le disse, — la prima volta che ci siamo incontrati? Io ho ancora l’impressione che tu avessi qualche cosa di luminoso intorno, che non mi permetteva di guardarti: tu invece mi vedevi bene, con la mia brocca e il mio secchio e mi credevi un povero diavolo.

Ella si mise a ridere, ma ancora un po’ distratta; poi gli avvicinò il viso al viso, attirando gli occhi di lui con quel suo sguardo profondo che gli divorava l’anima:

— Povero o ricco, sai cosa eri per me? Eri un uomo.

— Allora, — egli domandò con voce rauca, — tu hai scelto subito? Ma pensavi che un uomo ha nella sua vita, come tutti gli uomini, debolezze ed errori?

— Non lo so; non ci pensavo.

— E adesso ci pensi? Dimmi la verità, Sara, parliamoci un poco: se non cerchiamo di conoscerci adesso forse non ci conosceremo più. Tu avevi ragione, quella mattina che sei venuta a darmi la risposta: bisogna conoscersi. In fondo, anch’io non so quasi nulla di te.

— Che vuoi sapere di me? — ella disse, ridendo di nuovo. — Mi hai fra le mani come una bambola: spezzami e vedrai che dentro non c’è alcun mistero. Ti ho raccontato già cento volte tutto di me. Ho so-