Vai al contenuto

Pagina:Deledda - Il segreto dell'uomo solitario, 1921.djvu/36

Da Wikisource.

— 26 —


giallo: tutte le sue mosse erano agili e feroci.

Cristiano restava incerto se tentare di scacciarlo o aspettare che se ne andasse, quando vide il gatto uscire infuriato di volo dalla casa e balzare contro il cane: un attimo e qualche cosa di terribile doveva accadere. Allora si mise a correre anche lui, gridando e battendo le mani per impedire lo scontro delle due bestie; e il gatto infatti indietreggiò e rientrò nella casa col pelo irto come un istrice; ma il guaio fu peggiore, perchè il cane lo seguì abbaiando con un latrato cupo e rauco che per qualche momento riempì di tumulto il luogo solitario.

Cristiano prese un bastone, ma non osò entrare: aveva paura che il cane gli saltasse addosso e lo mordesse. E la bestia infatti sembrava arrabbiata; correva per la stanza, con la testa alta e la coda che si sbatteva furiosa come agitata dal vento: poi, essendosi il gatto prudentemente nascosto, si calmò alquanto; uscì di nuovo nel giardino, si fermò nel viale abbaiando minacciosamente contro l'uomo col bastone, infine se ne andò.

Cristiano corse a chiudere: un tremito di rabbia gli agitava la mano.

— Sembrava lui il padrone, — disse ad alta voce, — torna ancora e vedremo.