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d’erba in cima, appaiono come i bastioni di una città della quale si sente il rumore sonoro di vita, di lavoro e di gioia, a sinistra, dietro le cancellate e le sagome delle palme, fra il biancheggiare dei viali e il profumo dell’erba che vince quello dei disinfettanti, i padiglioni con le vetrate illuminate, i balconi ancora chiari al crepuscolo, i portici che sembrano preludere all’ingresso di palazzi incantati, danno anch’essi l’illusione che là dentro tutto sia bello e felice.

Una festa si svolge, là dentro; le figure bianche di agili donne che corrono silenziose attraverso i viali, sono forse di giovani dame pronte per la danza, e corrono verso le sale illuminate per perdersi nel sogno del piacere.

Una festa è là dentro, sì: è la festa eterna del dolore umano.


*


Il sognatore che cammina rasente la cancellata trasalisce al pensiero: per distrarsi guarda verso il centro del viale, d’un tratto animato da gruppi di persone; e lo spettacolo interessa subito la sua ricerca di colore e di induzioni psicologiche.

In apparenza lo spettacolo non è allegro, ma è riposante, solenne, e si armonizza straor-