Pagina:Deledda - Il vecchio della montagna, 1920.djvu/110

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Melchiorre legò il cavallo ad uno dei tronchi, levò dalla bisaccia il recipiente del latte, entrò nella vasta cucina alle cui pareti color di terra e al tetto di canne il fumo aveva dato uno smalto nero brillante.

Zia Caterina, più conosciuta col nomignolo di zia Bisaccia, forse perchè donna che sapeva riporre bene le cose sue, vuotò il latte in una pentola di creta rossa, la coprì con un piatto contenente piccole misure di latta, versò un po’ d’acqua nel recipiente, e mentre lo scuoteva in ogni verso per ben risciacquarlo, domandò:

— E così dunque, come va quella storia?

— Quale storia?

— Che volevi ammazzare tua cugina, al Monte, avant’ieri sera?

— Oh, lasciatemi stare la testa! — gridò Melchiorre facendo un molinello sui tacchi.

Zia Bisaccia uscì nel cortile e vuotò l’acqua bianchiccia; poi rientrò col recipiente capovolto e gocciolante, e fissò Melchiorre senza parlare. Anche lui la fissò. Era una donna di media statura, ma agile e svelta come una gatta; e di gatta aveva gli occhi obliqui, d’un grigio