Pagina:Deledda - Il vecchio della montagna, 1920.djvu/133

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legacci delle ghette, e il suo pensiero cominciava a volgersi con inquietudine verso l’ovile, verso lo speco ove Fior di pervinca dovea gemer lamentosi belati; ma Paska era lassù, inginocchiata sui gradini dell’altare, la testa reclinata da un lato con civetteria, il corsetto di velluto color sangue di drago rosseggiante al luminoso crepuscolo. Essa pregava e Basilio pregava; essa non si muoveva e Basilio non poteva muoversi; essa fu l’ultima ad uscire, e Basilio dietro di lei.

Fuori l’orizzonte aveva preso una calda tinta violetta venata di rosso; e in quel melanconico velo di viola la luna nuova calava rossa come un doppio corno di corallo. Quel giorno doveva essere stato ardentissimo nel piano, se tanti caldi vapori si adunavano sull’orizzonte, ma sull’Orthobene, sebbene il bosco tacesse immobile nel silenzio rosso della sera, l’aria aveva solo un tepore gradevole, una ineffabile pace di sogno. E in quella pace e in quel sogno, attraverso il bosco e le roccie che sembravano assorte nella contemplazione dei grandi orizzonti e del novilunio vermiglio, la gente se ne andò ad accendere l’ultimo falò sulle creste donde si scorgeva Nuoro lontana.