Pagina:Deledda - Il vecchio della montagna, 1920.djvu/154

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Fra il gatto assopito e la lepre, i cui occhi fissi nelle fredde lontananze sognavano sempre la fuga, zio Pietro passava le giornate entro la capanna: e adesso che Melchiorre s’assentava di rado, e che pareva avesse dimenticato, si sentiva tranquillo, e pregava che l’inverno non diventasse molto rigido, che molti capretti venissero alla luce, che molto latte gonfiasse le mammelle delle capre. Lo scrosciar del bosco contorto dal vento gli diceva che l’inverno era lungo e rigido: ma per la sua antica esperienza sapeva che il vento, la pioggia, la nebbia e la neve erano necessarie perchè la terra s’impregnasse d’umido, gli alberi si spogliassero delle foglie inutili, le sorgenti rigurgitassero di acqua, e ogni cosa infine ricevesse dall’inverno i germi fecondi della primavera.

Quindi non si lamentava mai; anzi il tepore dei grossi tronchi accesi nella capanna lo avvolgeva spesso di sogni e come dalla tristezza dell’inverno la sua vecchia esperienza presentiva il rigoglio della primavera, così dalla melanconica rassegnazione di Melchiorre tornava a sperare un miglior avvenire. Melchiorre avrebbe nuovamente amato; e si sarebbe