Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 149 — |
per terra bruscamente, soffiandosi sulla palma della mano scottata.
— Sciocco, pazzerello, non lo sapevi che scottava l’ansa?
Zio Bakis non si lamentò per non provocarla oltre; si ripiegò con buona grazia sui ginocchi e presa la mestola cominciò ad estrarre i maccheroni dal paiolino, versandoli man mano sulla salsa che zia Bisaccia rimescolava.
Adesso la nuvoletta avvolgeva marito e moglie; sul focolare la fiamma saliva gialla nell’anello ardente del treppiede vuoto.
— Zia Caterina, — disse Basilio, che sorrideva beato mostrando tutti i suoi denti scintillanti; — levo via il treppiede? Altrimenti cuoce il diavolo.
— Siediti sopra, se non lo puoi vedere sul fuoco.
— Chi, il diavolo?
— No, no, il treppiede, — disse bonariamente zio Bakis. — Sta quieto, figlio mio.
Conditi i maccheroni, zia Bisaccia preparò il pane e il vino e attese i figliuoli, ma suonarono le otto, suonarono le otto e mezzo e le nove, e i figliuoli non rientrarono.