Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 218 — |
co, sai! Adesso basta! Tu vuoi rovinarmi....
— Non sono io che mando le accuse anonime! — ella disse infine.
— Dunque è vero? Dunque? Parla, figlia del diavolo! Chi le dice a te queste cose? — Le afferrò l’altro braccio e la scosse tutta. Ella lasciò fare, tranquilla.
— Non me le dicono. Le sento. Io non voglio punto rovinarti.... cosa mi importa di te? Ma ho parlato perchè non posso vedere quell’otre maligna e perfida....
— E perchè non puoi vederla?
Ella non seppe rispondere; ma chinò la testa e sembrava turbata.
— Perchè non puoi vederla.... se non t’importa nulla di me? Perchè?...
Ella taceva. Melchiorre non ricordava più perchè l’aveva fatta chiamare; non ricordava più il suo pericolo; le gravi accuse che lo minacciavano. Solo l’ultimo perchè lo urgeva: tutto il resto era nulla. Anche suo padre egli dimenticava, in quel momento. Dopo un breve silenzio domandò, con voce mutata:
— Non hai paura di me, tu?
— Perchè dovrei averne?
— Posso ucciderti.
— Uccidimi.