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lo aizzarono. La bestia, nera e grassa, s’inginocchiò pesantemente sulle due zampe anteriori, poi si rizzò e si mosse stordita nell’oscurità.
— Truu.... truu..., op, va via, va via.... — cominciò a gridare Felix, battendo le mani e rincorrendo il bue.
Basilio si curvò, brancicando prese tra la fredda erba una pietra, e la lanciò sul fianco dell’animale; questo scosse una zampa, volse il capo, e leccandosi la ferita partì con trotto pesante. I due uomini lo rincorsero lungo tratto, emettendo strane voci per aizzarlo.
L’eco della notte ripeteva la pesante corsa del bue e i passi e le voci dei due uomini. Il cane dell’ovile abbaiava in lontananza. Zio Pietro restava assopito, ma nel sonno affannoso sentiva voci confuse, grida, passi e l’abbaiare del cane. Ad oriente gli elci ancor neri rabbrividivano su uno sfondo di cristallo e le capre si cozzavano entro i ripari quando Felix e Basilio entrarono nella grotta. Il fuoco s’era di nuovo spento; zio Pietro si svegliò appena sentì la presenza di un estraneo.
— Chi è? — domandò sollevando la testa e porgendo una mano.