Pagina:Deledda - Il vecchio della montagna, 1920.djvu/86

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Anche Paska, nonostante la batosta di zio Melchiorre e le lagrimette versate, doveva esser molto felice.

Ella intanto proseguiva i suoi lamenti, resa più aridità dal doloroso e umile silenzio di zio Pietro. Egli la ascoltava sempre a capo chino e con le mani aperte appoggiate sul bastone; sentiva lo sguardo dei signori fissarlo, e non poteva protestare nè parlare, assorto, più che nel racconto di Paska, nel ricordo dell’angoscia provata la notte prima, durante l’assenza di Melchiorre. Dunque non s’era ingannato prevedendo sciagura, e forse non s’ingannava neppur adesso, tremando alle minaccie di Paska. La voce nasale del padrone incitava alla vendetta la serva con frasi beffarde. Che poteva dire il vecchio? Come osar di parlare a Paska in presenza di quel padrone rude e beffardo che la difendeva in quel modo?

— Tu hai ragione, — provò a dire, — ma tu sai come è mio figlio! Il dolore inasprisce, figlia mia, e devi compatire, devi esser prudente, devi perdonare. Egli l’ha fatto per troppo amore, perchè ti vuol bene ancora.

— Bell’amore, zio mio, bell’amore! Amore di bestie feroci! Io non voglio nè