Pagina:Deledda - Il vecchio e i fanciulli, Milano, Treves, 1929.djvu/42

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— Bene, — l’altro rispose con indifferenza: ma sotto quel velo d’apatia tremolava il desiderio di non far pena al vecchio, e questi se ne accorse e la sua pena aumentò: egli però sapeva nascondere i suoi sentimenti di debolezza.

Guardò, attraverso l’uscio aperto, il focolare acceso dove bollivano le pentole, e domandò:

— Hai mangiato?

— Aspettiamo Luca.

Allora zio Ulpiano s’irritò:

— Ma che Luca o non Luca! Lui fa il comodo suo, quel moccioso insolente, e noi lo stiamo ad aspettare, quasi sia lui il riverito padrone.

Poi chiamò la figlia e le nipoti, perché si cenasse immediatamente.

Per tener compagnia all’infermo, mangiavano nella camera di lui, lungo una tavola addossata alla parete. La moglie lo sollevò, gli mise una tovaglia davanti, altri guanciali alle spalle, lo imboccò come un bambino.

La madre aveva tratto tutta intera dalla pentola la gallina grassa ammazzata per Luca, e scuotendo la testa con cenni di rimprovero la spezzava con le forbici da potare; pareva domandas-