Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/100

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grossa e grezza, ma non spoglia di una certa cadenza e commossa musicalità: quel tono che assumono gli uomini buoni, quando sono brilli, e si ascoltano di fuori, amici di sé stessi più che degli altri.

Il bicchiere gli arde in mano, come l’anello nelle dita di Antioco: ecco, quindi, siamo allo stesso punto, poiché io ho ripreso rispettosamente il posto della donna (oh, di questo mio posto ti parlerò un’altra volta, Noemi), amici e compagni, uomini legati dal bisogno di aiutarsi a vicenda: lui, più che altro, dal mio vino; io dal desiderio di conoscere una verità che forse gioverà al caso mio.

— Don Achille? Lo chiamano don Broccolo, perché è buono e inetto, e si lascia burlare da tutti. Non è del paese, e non so neppure di dove sia; però è qui da quarant’anni; è venuto con una sua sorella, che poi è morta: dopo, ha fatto venire una sua nipotina, che adesso tiene con sé: avrà una ventina d’anni e dicono che è molto bellina: io però non la conosco: lo zio non la lascia mai uscire dalla parrocchia, per evitarle pericoli: la gente dice però che la prima a burlarsi di lui è la ragazza, la signorina Agar.

Agar! La tua figura, Noemi, mi sorge davanti, nell’arco del camino, poi subito svanisce è come un’eco che va da un orizzonte all’altro,