Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/99

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si apre come un libro: ed è precisamente per questa ragione che l’ho fatto rimanere con me; poiché egli è il mio cronista, e di lui solo mi fido per sapere, se non tutta, in parte la verità di quello che desidero sapere. A dire il vero egli non si interessa molto del suo prossimo: vive anche lui molto staccato dal mondo che pure è il suo: la semina delle patate è per lui un avvenimento mille volte più importante della nomina del nuovo podestà: e poco gl’importa anche del parroco; poiché ha una religione e un concetto della vita tutti suoi; e un suo mondo interno che egli non cerca di nascondere, ma neppure sa rivelare a nessuno, tranne forse che a me, quando però io stesso lo eccito con la mia confidenza e sopra tutto col vino: e non lo rivela perché sa benissimo, per antico istinto, che nessun conforto vero gli può venire dall’esterno; nessun conforto, se non quello del contatto con la natura; o dalla soddisfazione del lavoro, anzi della fatica, dal piacere del sonno, dal passare del tempo che lo avvicina all’eternità.

È, insomma, l’uomo primitivo, che ha penato senza volerlo, poiché era questo il destino segnatogli da Dio; ma se pure sente il peso del suo peccato, aspetta, anche, il perdono che Dio gli deve ben concedere.

Egli dunque beve e parla con la sua voce