Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/182

Da Wikisource.

— 172 —

anche una visitina alla chiesa. Abbiamo una domanda di sussidio, dal parroco. E lì, sì, se lei avesse un po’ di buona volontà, ci sarebbe molto da fare.

Queste parole aumentarono la mia inquietudine: guardai con diffidenza anche l’ingegnere, e quasi con rudezza gli dissi che non intendevo far nulla per la chiesa.

Si direbbe che ho paura di riavvicinarmi alla parrocchia, o piuttosto alla casa parrocchiale. Preferirei, riguardo ai miei impegni, comprare la villa di Antioco e aprirvi un ospizio, un ospedale, una scuola. Ma la nuova scuola del Comune è già in costruzione, largamente sussidiata dallo Stato, e l’ingegnere è venuto, più che altro, per visitare i lavori. L’edifizio, grande, quasi esagerato, per questi dintorni, sorge un po’ sotto il paese, in un piccolo altipiano, al sicuro dalle acque e dalle frane. Andiamo a vederlo: vi lavorano operai bravi, silenziosi, attenti, sotto la guida di un capomastro barbuto, che mi ricorda quelli antichi, che costruivano chiese, castelli, fortezze; nelle aule sono già infisse le grandi vetrate, e tutto è chiaro, imbevuto di luce: la palestra che si stende a fianco dell’edifizio sembra una piazza, e già intorno sono stati piantati alberi e disegnate aiuole.

Ho l’infelice idea di dire all’ingegnere che, almeno, vorrei concorrere alla fondazione di