Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/19

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Ordine: questa è la sola preoccupazione della signora Noemi. Prima di tutto raccoglie le mele; è ancora abbastanza agile per piegarsi fin sotto la credenza, dove ha occasione di scoprire una metà di cartolina illustrata, con due amanti che si baciano, e l’indirizzo soldatesco per la bella Pierina; poi mette a posto il sale e raddrizza la sporta: ad uno ad uno ne vengono fuori gl’involti, con prudenza quello delle uova, con cautela quello della carne, per non insanguinarsi le dita.

Quando tutto fu a posto, accese il fornello a gas e vi rimise su il bricco del latte, tenendolo d’occhio con fare quasi torvo, quasi si trattasse di un nemico pericoloso.

Di là Pierina, che già aveva fatto una prima colazione e, del resto, si portava sempre in tasca pezzi di pane e frutta dure, sbatteva i mobili cantando e fischiando. Aveva una voce animalesca, che unita agli intermezzi sibilanti, dava l’impressione ch’ella fosse arrivata di recente da qualche foresta inesplorata: eppure questo chiasso selvatico, ma schietto e giovanile, non dispiaceva alla padrona; le ricordava qualche cosa di fresco, di primordiale; i boschi, appunto, ch’ella aveva veduto nella sua fanciullezza, le voci e i canti degli operai che segavano i tronchi, i fischi delle ghiandaie fuggenti dai loro nidi.

Del resto bisogna ammettere che Pierina si