Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/232

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quando la ragazza cantava, sentiva quasi voglia di cantare anche lei, come quelli che lo fanno perché hanno paura della solitudine o del buio.


Si era assopita, ma non dormiva; e, senza cercare di spiegarlo troppo a fondo, anche nel dormiveglia si ostinava a pensare a quel giorno, e specialmente al sogno della perquisizione e del fantastico eppure tanto vero colloquio col commissario di pubblica sicurezza. Aveva l’impressione che i due agenti fossero nel corridoio, uno per parte della vetrata d’ingresso, alti, immobili e feroci come due mastini in agguato: eppure Pierina trovava il modo di scivolare fuori della sua camera, vestita solo con una combinazione di mussola verde, e correva dall’uno all’altro con uno svolazzare di mantide perversa e voluttuosa. D’un tratto uno degli uomini allungò la mano e l’acchiappò per le falde della vesticciuola, con atto di schiacciarla. Un senso di oppressione, e nello stesso tempo di compiacimento per il giusto castigo che aspettava la ragazza, svegliò Noemi di soprassalto: ed ebbe una delle sue frequenti sensazioni, che rasentavano l’allucinazione. Sentì cioè, che qualche cosa d’insolito doveva succedere, che anzi suc-