Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/27

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forse lo credi ancora, che un legame diverso potesse unirci. Io ti ho mandato via, una prima volta, perché era mio dovere di farlo. Era vivo lui, era malato; era il mio amore, il mio bene, la mia vita stessa. Sei andato via; nulla più ho saputo di te. Sei tornato, sì, come il figlio torna sempre alla sua casa; ma eri già il figlio prodigo; e la tua storia io la so a memoria da molto tempo, e vorrei che la fine non fosse questa di oggi. Oh, no; ma che posso fare? Che posso fare per te? Non si cambiano le leggi, i regolamenti della vita. Quando sei tornato, ho tentato di guidarti, di aiutarti. Ti dissi, ricordati, fin dalla prima volta; portami qui tua moglie. Sarebbe stato un bene per tutti e non hai voluto.

– È lei, che non è voluta venire; che non ha voluto vederti.

Adesso è Noemi a stringersi la testa: confessa:

– Forse aveva, forse ha ragione: forse è meglio. Certe cose non si nascondono. Però devi farle capire che nulla di male c’è stato, fra noi due: devi dirle che ti ho mandato via una prima volta, che ti ho mandato via una seconda volta questa è la terza e definitiva. Va, Franco: io non posso far nulla per te: e lei lo sentirà, e si placherà. Va. Fatti coraggio. Ci sono cose molto più tristi nella vita. Per tanta gente non esiste che il dramma dell’accoppiamento sessuale: e anche per te, per voi due, forse: ma ci sono altre