Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/28

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cose: povertà, malattie, delitti; posso dirlo per esperienza, Franco, oh, Franco, per esperienza. E forse quello che ti ha colpito, in me, nei miei occhi, è stato questo cumulo di dolore, dolore vero, non immaginario come il tuo, che non mi schiaccia, ma mi separa per sempre dalla vita di voi altri, di tutti voi altri. E, dunque, va: milioni di coppie di sposi somigliano alla vostra, eppure vivono, sia pure come il mare, oggi in burrasca, domani in calma. E poi, se è proprio necessario, potete separarvi, d’accordo, come tanti fanno. Non avete figli; essa è ricca; tu hai il tuo lavoro. Ma le cose, vedrai, con un po’ di buona volontà da parte tua, si calmeranno.

Parole: parole savie, ma perfettamente inutili.

Egli non si sollevava, fermo a fissare l’abisso del suo disastro: quando però Noemi, per confortarlo come si confortano i malati, raccontando loro le nostre malattie, disse, timida, anzi pudica, che nei primi tempi del suo matrimonio, anche fra lei e suo marito erano corsi malintesi, dissapori, ripugnanze fisiche, egli balzò in piedi con uno scatto di furore quasi bestiale.

– Non parlarmi di lui. Egli ti tiene schiava anche dopo morto, ed è lui, solamente lui, che s’interpone fra noi.

Anche lei si era alzata, con atteggiamento di difesa; e nello stesso tempo pareva tendersi in ascolto, verso le stanze attigue, come se il fan-