Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/47

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domande di lui con la più perfetta sincerità, ma senza abbandono né speranza d’indulgenza, sebbene le sembrasse che egli, adesso che erano soli, la guardasse con umanità, come si guarda una donna ancora giovane e graziosa, nell’atmosfera di lusso e di quiete della sua casa: una donna che, a sguardi superficiali, può apparire invidiabile e sicura, mentre è profondamente sola e infelice. E il pensiero ormai fisso di aver veduto altre volte quell’uomo, o almeno uno che molto gli somigliava, non la sollevava più: anzi le dava un senso di fastidio, come quando in un giorno di miseria s’incontra qualcuno che ha conosciuto la nostra passata ricchezza.

Disse il Commissario: e la sua voce era sempre come senza suono:

– Lei, signora, ha già inteso quale è il mio compito. Devo interrogarla sul suo passato, le sue relazioni, la sua vita, insomma.

– Domandi pure; – ella risponde calma, già piegata sul panorama della sua vita; panorama che le si presenta come quello di una pianura invernale, nudo, fatto di linee, con soltanto qualche macchia di colore; sotto un cielo limpido simile a quello della giornata che si attraversava: sì, ma quelle sue macchie erano rosse, nere, verdi: sangue, dolore, veleno.

– Mi dica anzitutto qualche cosa della sua famiglia.