Pagina:Deledda - L'incendio nell'oliveto,1821.djvu/49

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cassetti della tavola, aprì l’armadio; tutto era tale e quale come quando bambino egli frugava da per tutto nonostante gli ordini severi della madre.

Ancora c’erano i vecchi piatti gialli a sanguisughe nere, e certi boccali bianchi e azzurri che non erano mai serviti a niente, e il vaso di creta per l’olio, e il canestro, annerito, per il pane della serva. Ed egli non toccò nulla, come non toccava nulla quando era bambino: aveva ancora la stessa paura, lo stesso rispetto, per la madre, per la famiglia: gli bastò di poter aprire gli sportelli dell’armadio come le imposte della finestra del passato.

Del resto Mikedda gli aveva lasciato da mangiare e da bere sulla tavola di cucina. Bevette e tornò davanti al camino; spense il lume e rattizzò il fuoco. Di sopra i rumori cessavano. Un passo, uno scricchiolìo di sedie; il cigolìo dell’armadio di Annarosa; un altro passo, poi silenzio.

Egli cominciò a sognare: gli pareva di viaggiare, sulla scranna della madre, come in una piccola barca, giù per un fiume calmo arrossato dal tramonto. Giù, giù, la corrente lo trasportava; tutto era facile, e laggiù si delineava una riva dov’egli, sbarcando, avrebbe potutorico-