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dore e la sua magnificenza. Tuttavia la folla, venuta da villaggi lontani, traverso montagne e vallate, si accalca ancora sotto la nicchia della piccola Madonna miracolosa, che sorride misticamente, misteriosamente, — e d’anno in anno si sparge per le turbe commosse la voce di un nuovo miracolo.

Zia Batòra era molto divota a Nostra Signora del Miracolo. Ogni primo lunedì del mese saliva lassù recitando il rosario, — dava messe, processioni e novene, e durante i tre giorni della festa pregava continuamente, recandosi mattina e sera alla chiesa. Ella chiedeva un grande miracolo a Nostra Signora; le chiedeva un po’ di pace, un po’ di conforto per la travagliata anima sua, ma sempre invano. I giorni e i mesi scorrevano, si seguivano le messe, le processioni e le novene, ma la desolazione, l’amarezza e lo sconforto stagnavano sempre nello spirito di zia Batòra. Essa non poteva dimenticare, il suo cuore restava spezzato, sanguinante, e, nonostante, le sue ricchezze, nonostante le sue tancos, il suo bestiame e il suo denaro, ella era povera più del più misero mendicante, e vedeva il resto dei suoi giorni perdersi in un orizzonte nebbioso e deso-