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due miracoli 129


La spiritata continuava a contorcersi, urlando spaventosamente e vomitando bestemmie inenarrabili, in latino, in sardo, in italiano.

Aveva rotto i legami che l’avvolgevano, e tre uomini, forti e robusti, aiutati dai carabinieri, bastavano a mala pena a contenerla, nonchè a farle baciare la reliquia. Il sacerdote continuava i suoi scongiuri, — e la folla, stanca dello spettacolo, parlava a voce alta, dimentica del luogo.

Pareva la spianata all’ora del ballo tondo.

Ma a un tratto zia Batòra vide la madre della ragazzina alzarsi, cessando dal piangere, come inspirata. Prese essa la reliquia, e con un atto repentino la accostò alle labbra della figlia.

Allora si vide una cosa meravigliosa e commovente, benchè tanto attesa.

La bimba si calmò per incanto, i suoi occhi si spensero in un languore dolcissimo, e cadde inginocchiata, dicendo l’Ave Maria ad alta voce, con una vocina sottile, soave, piena di pianto.

— Figlia mia!... Figlia mia!... — gridò la madre, con un accento che la gioia rendeva straziante, pazzo...

Il miracolo era compiuto. La folla ta-