Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/128

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sore viene giù in cucina, per le solite ordinazioni, e mi dice: — Senti, Aroldo, tu mi devi fare un piacere: il brodo, al numero due, lo porti tu: perchè la madre della malata dice che finora il brodo non è stato buono. Eh?. — Quando il professore nitriva quell’eh? tutto il personale tremava. Io dunque mi ci misi d’impegno e preparai un brodo che avrebbe fatto risorgere Cristo al primo, non al terzo giorno.

«E lo porto. La signora lo assaggia e dice: — Benissimo. — Io imbocco la signorina, che sta ad occhi chiusi e sembra una statua di cera: e così si continua, fino a sera: a sera l’infelice parve riaversi. Aprì un momento gli occhi e mi fissò: e fu come se un tempo mi avesse conosciuto e adesso, pur nel suo deliquio, mi riconoscesse. L’impressione che ne provai fu quasi di terrore: come se anch’io vedessi un morto riaprire gli occhi e fissarmi. Mi spiego meglio: come se il morto guardasse un’ultima volta nel mondo solo per la mia persona. E tanta fu la mia impressione che tornai giù in cucina e dissi alla suora: — Io, dal numero due non ci voglio andar più. — E infatti non ci andai.