Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 178 — |
avide, anzi con devoto rispetto, come la parola «salute» in casa di gente che è stata a lungo inferma.
— Non saremo mai ricchi come quell’arpia dello zio Merlin, ma...
La madre intervenne, convinta.
— Non parlare così di lui; oggi, con me, è stato come un fratello.
— Oggi! Perchè calcolerà di fare un bel guadagno alle nostre spalle. Ma che sia stato mai capace di mandare un piccolo vaglia a questo disgraziato granatiere che ha bisogno di due razioni di pagnotta!
— Non importa, Geppe: d’ora in avanti tutto andrà meglio.
*
E con questa certezza nel cuore, madre e figlio si disposero a passare la notte: lei nella camera da letto che era a destra del piccolo ingresso, lui nella stanza da pranzo. Preparò da sè il letto, ma prima di coricarsi, poichè non aveva voglia di uscire, lesse e rilesse una rivista illustrata, dalle cui pagine una mezza dozzina di belle artiste cinematografiche, una più smorfiosa dell’altra, invano tentavano di toglierlo dalla sua casta soddisfazione di ragazzo finalmente ricco.