Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/184

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avide, anzi con devoto rispetto, come la parola «salute» in casa di gente che è stata a lungo inferma.

— Non saremo mai ricchi come quell’arpia dello zio Merlin, ma...

La madre intervenne, convinta.

— Non parlare così di lui; oggi, con me, è stato come un fratello.

— Oggi! Perchè calcolerà di fare un bel guadagno alle nostre spalle. Ma che sia stato mai capace di mandare un piccolo vaglia a questo disgraziato granatiere che ha bisogno di due razioni di pagnotta!

— Non importa, Geppe: d’ora in avanti tutto andrà meglio.

*

E con questa certezza nel cuore, madre e figlio si disposero a passare la notte: lei nella camera da letto che era a destra del piccolo ingresso, lui nella stanza da pranzo. Preparò da sè il letto, ma prima di coricarsi, poichè non aveva voglia di uscire, lesse e rilesse una rivista illustrata, dalle cui pagine una mezza dozzina di belle artiste cinematografiche, una più smorfiosa dell’altra, invano tentavano di toglierlo dalla sua casta soddisfazione di ragazzo finalmente ricco.