Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/185

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Quando le attrici svenevoli, i grandi avvenimenti mondiali, i costumi delle bestie, le caricature, i motti per ridere, le sciarade e le «figure da ricomporsi» furono passati e ripassati in rivista, egli sbadigliò e se ne andò a letto: e subito, come un sacco di sabbia nel mare, cadde in un sonno profondo.

Ma aveva mangiato troppo, quella sera, e sogni brutti non tardarono a tormentarlo. Ecco, è tornato in caserma: ha nascosto, nella cassetta militare, il bel volumetto dei cinquanta biglietti da mille consegnatogli dalla madre; ma i commilitoni lo sanno e tentano di rubarglielo. Ad ogni modo c’è anche la madre, che si è nascosta nella camerata e veglia: e quando un soldato nudo, tutto peloso, striscia fino alla cassetta e introduce un uncino nella serratura, ella grida:

— Geppe mio!

La sua voce muore strozzata, e Giuseppe si sveglia, freddo di terrore: vede un barlume sulla vetrata del suo uscio e indovina subito la verità. I ladri sono in casa.

*

D’un salto prese la rivoltella e fu nell’ingresso. Un mostro nero, armato e mascherato, era nella camera della madre: frugava nel cassettone, con le spalle all’uscio aperto, e fece appena a tempo