Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/195

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L’AMICO


L’amico aveva portato a casa un cane. Per quanto la tenesse forte al guinzaglio, la bestia irritata, ansante, rossa e tornita nei fianchi come un leone, mise subito la casa in subbuglio. Il primo a salvarsi fu il gattino di due mesi, allegro e felice come uno sposo: si rifugiò in una cameretta in fondo al corridoio, dove poco dopo lo raggiunse, chiudendo l’uscio a chiave, la donna che conviveva col nuovo padrone del cane. E ansava anche lei, con gli occhi neri brillanti nel viso grigio; poichè l’amico, alle sue proteste di non voler in casa la bestiaccia, le aveva dato uno spintone, dicendole che poteva andarsene via lei.

— A questo punto siamo arrivati. Ma davvero! Dopo che da tanti anni sono io il suo cane, la sua serva e il suo zimbello. Ma io te l’avveleno, quella belva, osto!

Sebbene mascherata, la bestemmia, in quella bocca appassita e ormai rassegnata, spaventò i santini e le madonnine, le palme benedette e i