Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/228

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e di altri malati che venivano a farsi curare da noi. Il vecchio era maltrattato dai suoi, ma non rinnegava la nuova fede: rinunziò ai suoi beni in favore dei figli, e venne a stare con noi, anche perchè la sua artrite non gli permetteva quasi più di muoversi. E il miracolo consisteva in questo: che egli non sperava più di guarire; ma più soffriva più credeva nel nostro Dio di luce e di amore.

Lo si ospitò in una specie d’infermeria che avevamo messo su alla meglio; e lo si nutrì e medicò a nostre spese. E allora fu peggio: l’odio d’interesse della parentela si cambiò in una specie di gelosia. Tentarono in tutti i modi di strapparcelo, e poichè non ci riuscirono, ricombinarono la banda armata che una notte assalì la nostra Casa.

Che notte! Il vecchio piangeva e si raccomandava a me come un bambino: ed io tentai di difenderlo, con la mia stessa persona, interponendomi fra lui ed i briganti. Uno di questi, già anziano, ma più cattivo dei giovani, giallo e crudele come una iena, mi si aggrappò addosso e mi buttò sugli occhi un liquido velenoso.

Vidi subito nero e rosso, come se una fiamma viva avesse preso posto nei miei occhi. Capii di che si trattava e svenni. La natura umana aveva vinto in me. Dopo, però, mi risollevai, con la palma del martirio in mano.

Fu una lunga infermità, dalla quale sono uscita