Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/250

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Ma dopo un momento i piccoli rumori che, al primo svegliarsi, egli non aveva percepito, si sentirono di nuovo: erano lievi fruscìi, un rotolare come di palline, un rosicchiare di tarli. Egli stette un po’ ad ascoltare: poi balzò su atterrito.

— I topi!

*

Riaccese la candela e tirò fuori il cassetto. Quasi tutti i biglietti e gli assegni erano scomparsi. Imprecando e sudando tirò il secondo, il terzo cassetto: in fondo, nell’angolo del vuoto del mobile, vide una specie di nido, fatto di minuscoli brandelli di carta bianca e colorata, e in mezzo, accovacciati, immobili, due topolini grigi i cui occhi lucidi lo fissavano quasi severi. Erano due sposini, certamente, che avevano fatto il dover loro a fabbricarsi quella notte il nido col tesoro di lui, e non sapevano perchè egli li disturbava così.

Ed egli ricordò la prima sera delle sue nozze e gli venne voglia di piangere: rise, invece, ma i topolini non si mossero, quasi consci che egli non era capace di far male neppure a loro.

— Che bella compagnia — egli disse infatti, e si sentì tutto allegro.