Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/272

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città di pace e di sole, anch’essa cara al cuor nostro perchè il giardino incantato del suo Palazzo Reale, coi suoi nascondigli boschivi, le acque perlate, le ombre dense di profumi, ha veduto una sosta del nostro viaggio di nozze.

E così si va, per le arterie della nostra piccola «Italia», attraversando in un quarto d’ora tante graziose e svariate città, da Trapani a Girgenti, da Potenza a Lucca: anche di Lucca balza il ricordo delle vie strette, con lo sbocco aereo dei bastioni fantasiosi, e la dolce Ilaria addormentata nel sonno dal quale l’amore e l’arte hanno allontanato per sempre la morte.

Da Lucca si sale fino a Udine, poi si ridiscende a Como, un ramo del cui lago, cioè un solitario vicolo, viene a lambire proprio la nostra dimora; ma non abbiamo la chiave del cancello di servizio e preferiamo vagabondare ancora, nella sera tiepida e lucente: si torna indietro, si risale la stessa via, larga adesso e aristocratica, orgogliosi che anche la nostra città possegga una villa ed un parco che ci richiamano all’antico. I pini secolari, sopra la balaustrata del muro di cinta, imbevuti di carminio, sul cielo che si trascolora per far più vivido il primo sguardo delle stelle, disegnano intorno alla villa il classico paesaggio romano: qui siamo proprio a Roma, e qui ci resteremo.